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Il comando TRIM di Windows 7 per l'ottimizzazione dei drive SSD
a cura di Giacomo Usiello | 12/12/2009 | Fornitore:
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Panoramica sui drive SSD e introduzione del comando TRIM

Il comando TRIM (dall’inglese to trim, ripulire) deve essere inquadrato nella categoria delle funzionalità che guidano l'interazione di un Sistema Operativo con l'hardware sottostante il quale, nel caso specifico, coincide con un drive a stato solido, o Solid State Drive, da cui l'acronimo SSD utilizzato, anche di seguito, per indicare sintenticamente questa tipologia di device di storage.

Gli SSD - di cui un esemplare, prodotto da OCZ Technology, è mostrato nella parte sinistra dell'immagine seguente - stanno gradualmente spingendo in phase-out i dischi rigidi, o Hard Disk Drive (HDD in breve, un esemplare è mostrato a destra nell'immagine che segue), in virtù di un processo evolutivo che, partito dai sistemi di fascia high-end per prestazioni e costo, sta interessando lentamente anche i prodotti orientati al mainstream.

L'assenza di rumore in qualsiasi condizione operativa, il maggiore livello di performance e di affidabiltà, nonchè la riduzione del consumo di potenza sono tra i principali vantaggi offerti dalla nuova tecnologia che è alla base degli SSD rispetto a quella degli HDD.

Da sinistra a destra un drive di tipo SSD e uno di tipo HDD

Oltre all'elevato costo per l’utente finale, che al momento penalizza gli SSD rispetto agli HDD, i primi presentano, rispetto ai secondi, un altro grave limite, questa volta di natura tecnologica, che si manifesta nella fase di scrittura dei dati.

Infatti, ogni operazione di scrittura, o meglio di riscrittura, nella misura in cui si vuole indicare che si sta considerando una unità SSD priva di blocchi mai scritti (qualora questi fossero presenti verrebbero impiegati per primi al fine di memorizzare i nuovi dati, ndr), deve essere necessariamente preceduta da una di cancellazione dei dati dall'area di memoria che si vuole riutilizzare. Sottolineiamo che che questa condizione, per quanto scritto in precedenza, si verifica allorquando tutte le celle che costituiscono la memoria del drive sono stata scritte almeno una volta.

Un simile scenario porta con se almeno due effetti collaterali: da un lato, vi è una inefficienza nelle prestazioni, dal momento che una operazione di scrittura comporta in realtà a basso livello, ossia a livello hardware, l’esecuzione, da parte del controller della unità SSD, di un ciclo più complesso di operazioni di tipo read-erase-modify-write, con tutte le ovvie conseguenze in termini di amplificazione dei tempi di latenza e, dall’altro, una maggiore sollecitazione delle celle di memoria, che ha come effetto macroscopico un decadimento delle performance non soltanto a medio ma anche a breve termine.

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